Caffè e pressione: la alza o la abbassa?

Caffè e pressione: la alza o la abbassa?

Il caffè alza o abbassa la pressione? In merito a questo argomento, se ne sentono di tutti i colori, ma dove sta la verità?

Innanzitutto bisogna precisare che la pressione è influenzata da diversi fattori, per esempio dal tipo di alimentazione, dallo stile di vita, dallo sport che si pratica, e sì, anche dal consumo di caffè.

Ma in effetti, come hanno dimostrato diversi studi, l’effetto di quest’ultimo è momentaneo e di solito svanisce rapidamente.

Ma senza anticiparvi troppo, ecco tutto ciò che c’è da sapere sul rapporto tra caffè e pressione.

Caffè e pressione

È vero che il caffè alza la pressione, ma come dicevamo l’effetto è momentaneo, di solito dura qualche ora. Inoltre, secondo una serie di studi, il consumo moderato (non più di 3-4 tazzine al giorno) non fa male e non aumenta la pressione arteriosa.

E nemmeno il rischio di malattie cardiovascolari, di insufficienza cardiaca e di aritmie cardiache.

Inoltre si è constatato che l’aumento da lieve a moderato della pressione è più frequente in chi beve raramente il caffè piuttosto che nei consumatori abituali, come evidenziato da una ricerca del 2015 che ha rilevato un aumento della pressione sistolica solo nelle persone che non lo consumavano frequentemente.

Caffè e rischio cardiovascolare

Il caffè comporta numerosi benefici a lungo termine. Secondo uno studio, chi beve 3-5 tazzine al giorno riduce addirittura del 15% il rischio di malattie cardiache. Il caffè aiuterebbe infatti a proteggere il cuore e il sistema cardiovascolare.

Anche una ricerca pubblicata sull’American Journal of Epidemiology ha evidenziato, prendendo in esame una serie di studi internazionali, che con un consumo moderato si riduce il rischio di mortalità per patologie cardiovascolari dal 16% fino al 21%.

Ma se il consumo è eccessivo, allora il rischio torna ad aumentare.

C’è poi da considerare, come sottolinea il medico chirurgo Gabriele Piuri su Eurosalus, che alcune persone metabolizzano la caffeina più rapidamente di altre e quindi risentono maggiormente di effetti come tachicardia, ipertensione, ansia, agitazione e insonnia.

Come verificarlo? Se la pressione aumenta dopo una mezz’ora dall’assunzione, significa che evidentemente si metabolizza la caffeina meno velocemente e quindi c’è da fare più attenzione. Viceversa se rimane inalterata.

Pressione alta e caffè: quanti al giorno?

Le persone con pressione alta devono prestare più attenzione delle altre al consumo eccessivo di caffè, anche se non occorre che vi rinuncino completamente, come dimostrato da una revisione del 2017 che analizzava l’impatto del consumo di caffè su pressione sanguigna, malattie cardiovascolari e diabete mellito.

In base ai dati raccolti, i ricercatori hanno rilevato che berlo con moderazione è sicuro e addirittura benefico sia nelle persone sane, si legge, che “nei pazienti con pressione alta, CVD, HF, aritmie cardiache o DM”.

Pertanto, affermano, “la restrizione del caffè non è giustificata per questi pazienti, sebbene sia necessaria una certa cautela”.

A proposito delle quantità consigliate, per quanto riguarda i pazienti con aritmie, gli autori di un articolo pubblicato sull’American College of cardiology, analizzando diversi studi a tema, hanno evidenziato che l’assunzione di caffeina fino a 300 mg al giorno sembra sicura.

Ma vanno comunque considerate le differenze individuali nella suscettibilità agli effetti della caffeina sui fattori che scatenano le aritmie.

Quindi, in definitiva, meglio fare attenzione anche se avete solo un po’ di pressione alta perché il consumo di caffè, perlomeno a qualcuno, può dare problemi.

Surrogati del caffè e pressione

L’alternativa ideale se non potete bere caffè è consumare il caffè d’orzo, che non contiene caffeina.

Stessa cosa vale per il decaffeinato, sebbene sia sempre consigliabile non esagerare con le dosi. Il deca infatti contiene caffeina, ma in misura molta ridotta.

Oppure c’è il caffè di cicoria, privo anch’esso di caffeina, ma dal sapore un po’ più amarognolo.